Ci sono eventi che si vivono con il cuore prima ancora che con l’obiettivo. Il Rally del Sulcis Iglesiente 2025 è stato, per me, proprio questo: non solo un appuntamento da raccontare con le fotografie, ma un’esperienza personale, viscerale, profondamente legata alle mie radici.
Quest’anno ho avuto l’onore e l’enorme responsabilità di essere il fotografo ufficiale dell’evento. Un ruolo che ho accolto con entusiasmo e rispetto, consapevole di dover raccontare non solo le auto e la velocità, ma anche l’anima di una terra che conosco da sempre e che porto dentro ogni scatto.
Il Sulcis, le sue strade, i suoi tornanti, i colori crudi del paesaggio e la luce unica.
Fotografare questo evento è stato come scrivere una lettera d’amore al mio territorio, in una lingua fatta di immagini, contrasti e attimi congelati nel tempo.
Le emozioni sono state tantissime: lo sguardo concentrato dei piloti prima della partenza, l’adrenalina che si taglia con il teleobiettivo, la tensione nei paddock, il boato dei motori che rimbomba tra le colline e gli applausi del pubblico sparso tra paesini e zone remote. Ma anche i sorrisi, la fatica, la passione dei volontari e degli organizzatori, e quella sensazione di comunità che solo un evento come questo riesce a creare.
Attraverso le mie fotografie ho cercato di restituire tutto questo. Ogni scatto è stato pensato non solo per documentare, ma per trasmettere un sentimento. Il rally non è solo competizione: è energia, dedizione, rischio, ma anche bellezza, connessione, identità.
Vivere da dentro il Rally del Sulcis Iglesiente 2025, con la macchina fotografica sempre pronta e l’anima ancora più attenta, è stata un’esperienza importantissima per me. Professionale, certo. Ma soprattutto umana.
E mentre già penso alla prossima edizione, riguardo i miei scatti con un misto di orgoglio e gratitudine. Perché raccontare il rally di casa, per me, è stato molto più che un lavoro: è stato un sogno a fuoco continuo